Lettere a una nera by Françoise Ega

Lettere a una nera by Françoise Ega

autore:Françoise Ega [Ega, Françoise]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fandango Libri
pubblicato: 2024-01-28T23:00:00+00:00


Decimo capitolo

15 maggio 1963

“Se l’agente letterario ha chiesto i miei scarabocchi, perché non mandarglieli?”, mi sono detta. “Lo leggerà tutto e ci sarà sempre tempo per conoscere l’importo della sua fattura.” Detto fatto, ho comprato un bel raccoglitore, ci ho messo le mie pagine e ho spedito il pacco con una raccomandata! Non vorrei che le mie pagine venissero maneggiate senza attenzione, insieme a documenti di poco conto. Vedi tu, Carolina, sono anche pretenziosa!

Le donne di lettere, credo, hanno scrivanie con luci adeguate. Il rumore non penetra nel loro santuario. Io ti scrivo sotto la luce della lampada grande della cucina, mentre i bambini ripassano le lezioni per domani. Ma ti immagino meno privilegiata di me, con solo una lampada a petrolio in una favela, allora mi dico: “Ti dice bene, vecchia strega! Perché ti scoraggi?”. Ed eccomi qui, ripartita con le prime pagine del mio secondo libro, perché non è aria di aspettare d’essere milionaria per scriverne un secondo, potrebbe volerci un sacco di tempo; come i figli dell’aratore io scavo, frugo, vango, troverò di sicuro il tesoro, a forza di pazienza e di volontà.

E poi bisogna pensare alle vacanze: sfoglio i giornali, spulcio gli annunci per trovarmi un lavoro che non mi tenga fuori tutto il giorno, non necessariamente stare a servizio da una signora. Dopo gli astucci in inverno bisogna pensare ai trastulli estivi. Ho promesso ai bambini di portarli a Parigi, stiamo definendo la cosa in questi giorni. Per dei bambini cresciuti tra i pini non c’è un viaggio migliore di una visita a Parigi in piena estate, quando regna la calma e sugli Champs-Élysées ci sono pochi turisti. È ovvio che devo guadagnare abbastanza da pagare almeno il viaggio, allora riempio la casa di giornali e mi immergo in tutte le rubriche con gli annunci di lavoro. Ho visto: “Medico, cerca una domestica antillana”. Ho letto pure: “Fabbrica di chewing-gum cerca giovane donna per lavori facili”.

Sono passata alla fabbrica di gomme da masticare non lontano da casa. Bisogna stare lì alle sette del mattino, perché il lavoro part-time non è contemplato nelle grandi aziende della regione. Ho continuato la ricerca e ho trovato su un giornale questo annuncio: “Hôtel de l’Arrivée, cerca sarta, quattro mezze giornate alla settimana”.

17 maggio 1963

Sono andata all’Hôtel de l’Arrivée, vicino all’Harlem marsigliese: c’erano sulla soglia molte belle signore truccate, in vestitini corti. Ho chiesto di vedere la proprietaria; una di loro, con aria di sfida, mi ha detto: “Per cos’è?”.

“Per il posto di sarta!”

La donna ha fatto spallucce e ha risposto: “E vai! Eccone un’altra! Con lei stiamo a cinque e finora non glien’è piaciuta nemmeno una! Vada un po’ a vedere!”.

Ho attraversato il corridoio stretto e sono andata alla ricezione dell’albergo, dove una donnona di colore mi fissava in cagnesco.

“Se è per una camera, siamo al completo!”

“No, è per il posto di sarta.”

“Lei sa cucire?”

“Sì, che genere di cucito?”

Non mi rispondeva e continuava a fissarmi con uno sguardo inquisitore.

“Qui è un po’ particolare, non voglio prendere una



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